Un amico al quale racconto di volere salire su, a contrada Bagnoli, mi suggerisce di andarci da Contrada. “ La vedrai dall’alto e avrai dinanzi a te tutta la città”. Faccio così e mi inerpico sulla collina di Faliesi, che domina le contrade contadine. La scavalco e mi trovo davanti l’intera città. E’, per me, uno spettacolo nuovo, mai visto prima. Si gode, da quassù, di un panorama mozzafiato che, a giudicare dal traffico inesistente, non conoscono in molti. Subito dopo, però, cominciano i guai. Mi perdo per un intrico di viuzze strette e meno male che non c’è anima viva se no non saprei come spostare la macchina. Imbocco un incrocio dietro l’altro, naturalmente sbagliando, e anziché alla piazzetta, come la chiamano gli abitanti della zona, mi ritrovo a contrada Chiaire, dalla parte opposta. Poco male. Ho percorso la collina dall’alto, in mezzo a castagni secolari e alberi di nocciole e mi sono goduto, in perfetta solitudine, uno spettacolo di rara bellezza. Da quando ho imboccato la strada che sale qui da Contrada e poi, ad ogni bivio, non ho mai incontrato un cartello indicatore. Mi par di capire che,certo, chi abita da queste parti sa dove andare. Gli altri, gli estranei, possono anche arrangiarsi. Tutta questa zona è divisa in quattro contrade: Bosco dei Preti , Acqua del Paradiso, contrada Bagnoli, contrada Chiaire. Ci abita l’ultima comunità contadina della città, rimasta, da sempre, lontana e isolata dal resto del capoluogo. Autosufficiente, per scelta o per necessità. La storia della comunità è sempre stata scandita da Bosco dei Preti e da contrada Bagnoli. A confermamelo è uno straordinario personaggio, Alfredo De Pascale detto” capa’aciello” ( testa di uccello). Quassù, come nelle migliori tradizioni contadine tutti sono noti non col nome o il cognome ma, appunto con lo “scangianome” (il soprannome)”. È Alfredo, da queste parti è conosciuto da tutti. Per decenni è stato il titolare dell’unica salumeria e dell’unico sale e tabacchi di tutta la zona. Poi ha chiuso e ora gestisce il Circolo Degli Amici. “ Ma lo faccio solo per dare un punto di ritrovo agli abitanti della zona anche se non ci guadagno nulla “. “ Tutta la zona, mi dice, fino agli anni ’80, votava compatta per il PCI, salvo quattro o cinque repubblicani e un paio di liberali”. Più volte, la nostra chiacchierata è interrotta da persone che entrano a chiedergli un’informazione o a fargli controllare se una domanda è stata compilata bene. Per tutti ha una risposta e tutti lo ringraziano. “ La vedi questa piazzetta ( in verità non più di un minuscolo slargo ) da sempre è il confine della città. Nessuno che salga quassù va mai oltre. Da me si fermavano postini, ufficiali giudiziari, messi notificatori. Da qui in poi provvedevo io ad avvisare gli interessati o a consegnare la carte . Lo vedi quell’edificio”? dice indicandomi una grossa costruzione appena sopra la piazzetta. “Qualcuno, anni fa, ha deciso che si doveva costruire un centro sociale di cui qui nessuno sentiva il bisogno. Il progetto costava novecentomila euro. Come vedi non è finito e nessuno sa dire se sarà mai completato.” “Fino ai primi anni ’80, quando hanno finito la strada che porta su dalla variante la zona è cresciuta. Poi non si è fatto più nulla “. Proprio la viabilità, insieme agli scarsissimi collegamenti con il centro, è uno dei problemi più sentiti in zona. In effetti, salvo che a venire da Contrada, dalla città salgono fin qui due strade. Una da via Zigarelli che, a percorrerla, rischi di finire in un fosso o con le balestre scassate. L’altra, degli anni’80, appunto, che viene su fino alla piazzetta dalla variante anch’essa bisognevole di molta manutenzione. “ C’è voluto del bello e del buono, precisa Alfredo, per avere un collegamento di autobus che servisse la zona. Peccato che le corse siano ormai ridotte al lumicino.” In pratica una o due corse la mattina e altrettante nel pomeriggio. Almeno, dico, bevete acqua buona, memore del fatto che una delle contrade si chiama proprio Acqua del Paradiso. “ Vuoi scherzare, ribatte , implacabile, Alfredo, le sorgenti sono tutte inquinate e non potabili. Troppi colibatteri e inquinanti chimici, come i pesticidi usati per la coltivazione delle nocciole. Beviamo l’acqua che viene da Avellino, in una condotta stravecchia, che perde da tutte le parti ed è anche arrugginita”. Per non parlare delle fognature che, semplicemente, non esistono. Tanto siamo in campagna. “ Hanno provato, anni fa a fare un acquedotto che captasse le sorgenti della zona. Lavoro fatto malissimo, dell’acqua nostra non abbiamo mai bevuto una goccia” L’acqua delle sorgenti, ora, attraverso terreni privati, defluisce nel torrente Fenetrelle, giù a valle. “ D’inverno, però, quando la pioggia è un po’ più abbondante, allaga i campi più a valle combinando disastri”. Negli anni novanta dalla città qualcuno è venuto su a costruirsi una villa. Dalla piazzetta se ne vedono alcune assai belle. “ Ora, però, dice Paola Mazza che abita a qualche centinaio di metri dalla piazzetta, non costruisce più nessuno. Anzi, cominciamo a vedere il fenomeno opposto. Qualcuno di quelli che era venuto ad abitare qui , attratto dal clima e dal panorama, torna indietro, in città. Troppo complicato vivere quassù “. Anche Paola ha la sua brava disavventura da raccontare. “ Tempo fa c’è stata una piccola frana accanto casa mia e si è otturato un inghiottitoio sulla strada. L’ufficio manutenzione mi ha imposto di eliminare il pericolo, così ho dovuto provvedere a fare i lavori a spese mie, anche se la strada è comunale”. Intanto al circolo comincia ad affacciarsi qualcuno, non tanto per fare una partitina a carte, in genere scopone o tressette, ma più che altro per stare in compagnia e scambiare quatto chiacchiere. Mi viene da pensare che questa, appollaiata quassù, sia l’ultima comunità contadina sopravvissuta negli anni. Tutti si conoscono. Tutti sanno tutto di tutti. Si condividono le gioie e i lutti, ci si aiuta nei lavori dei campi. Si celebra il rito annuale dell’uccisione del maiale e si condivide la classica “ tiella “ che si prepara sempre in queste occasioni. Ancora oggi, a dispetto della civiltà che avanza, ci sposa in prevalenza con persone della zona. “ Ed è proprio perché siamo una comunità ristretta che la criminalità quasi non esiste, mi dice Alfredo. “ Dalla piazzetta tutti passano, e quelli che vengono da fuori vengono notati subito e tutti sanno dove vanno “. Altro che i condomini della città dove a stento sai chi è il tuo vicino di pianerottolo. Detto così sembra una specie di paradiso in terra. In realtà qui la vita è dura, specie d’inverno. Zero servizi, financo la scuola media è stata chiusa per mancanza di alunni. “ Immagina quando nevica, e alla nostra quota, intorno ai cinquecento metri, capita tutti gli inverni”. “ Perfino gli spazzaneve hanno difficoltà a salire fin qua. Ci si arrangia tra noi. Coi trattori”. Ma è la raccolta dell’ immondizia il problema, forse più grave che gli abitanti avvertono. Ovviamente i compattatori salgono solo fino alla piazzetta, o poco più in là. “ Molti forestieri, dice proprio così Alfredo, vengono ad ogni ora del giorno e della notte e lasciano proprio davanti al circolo immondizia di ogni genere. Sentissi che puzza”. A pagare la raccolta, però, sono in pochi. In pratica, quelli che abitano intorno allo slargo. Gli altri, quelli che abitano nelle campagne non pagano nulla. D’altra parte i contadini, da sempre riciclano tutto. Oggi le contrade contadine sono, però profondamente cambiate. I vecchi, poco a poco muoiono e le giovani generazioni, che hanno studiato, non ne vogliono sapere di un mestiere molto duro. Vogliono un impiego. Meglio se pubblico. A partire dagli anni’80, distribuendo impieghi, la Democrazia Cristiana riuscì a spezzare il monopolio del PCI, anche se lo stesso partito comunista aveva, nella migliore delle tradizioni italiane, la sua quota di posti da distribuire. Il vecchio mondo contadino resta nei ricordi dei vecchi o nello stupore di chi, come me sale fin quassù, attraverso strade poco battute e ancor meno conosciute.