ISABELLA SUBACCHI, Piacenza, 1964
CENTOTRENTATRE-C’ERA UNA VOLTA LA VIA EMILIA
Scriveva Gabriel García Márquez: «La vita non è quella vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla»
Questa zona era una frazione della città che fu accorpata alla città stessa, abitata per lo più dagli operai delle fabbriche vicine e dell’arsenale dell’esercito.
La via Emilia la attraversava e ne costituiva il centro di tutte le attività sociali, la scuola, la chiesa, i negozi, le fermate del bus, anche la nuova stazione di servizio di papà era sulla via Emilia al nr. 133.
A causa del nuovo lavoro di papà, in un grigio giorno di novembre del 1972 ci siamo trasferiti dalla campagna e, nella nuova scuola il maestro mi propose di scrivere una lettera ai miei ex compagni di seconda elementare, i quali mi risposero con tante letterine che ho sempre conservato gelosamente in un cassetto.
Dalle loro parole ho intersecato i ricordi di bambina e poi ragazzina, cercando nelle vecchie fotografie le storie di amicizie, giochi, luoghi, combinando nuove immagini per impedire ai ricordi di scomparire fissandoli per sempre.
Dopo tanti anni, abito ancora qui e, nonostante questo quartiere sia cambiato radicalmente, c’è qualcosa di magico in questi ricordi, come un incantesimo da assaporare con una dolcissima malinconia.