NICOLAS BRUNETTI, Cesena (FC), 1990
BIOGRAFIA
Nicolas Brunetti è un fotografo documentarista che realizza progetti a lungo termine di carattere sociale e ambientale. I suoi progetti fotografici raccontano storie di gruppi circoscritti di persone che vivono in condizioni di precarietà, esclusione sociale ed emarginazione. Le opere che realizza rivelano il punto di vista intimo e personale degli abitanti locali. Brunetti è stato selezionato per partecipare al programma di Fotografia Europea, Photograph-ER 2025. È finalista al Festival Off Arles per il Prix Révélation 2025 in Francia, è tra i vincitori di Angkor Photo Festival 2025, in Cambogia, e di “Present Is the New Future” della Fondazione Imago Mundi. Ha ricevuto una menzione d’onore al Trieste Photo Days 2024 ed è finalista del concorso fotografico internazionale Encontros da Imagem Emergentes 2024, in Portogallo. È anche finalista del concorso fotografico di National Geographic Italia nel 2018. Dal 2025 è anche assistente del fotografo Antonio Faccilongo.
INSHALLAH
Il progetto racconta storie personali e collettive di giovani musulmani nati e cresciuti a Ceuta, enclave spagnola in Africa: una periferia in bilico tra due continenti, dove i confini fisici e culturali sono labili e in continua trasformazione. Ceuta è una città di frontiera segnata da contrasti evidenti, con il tasso di disoccupazione più alto d’Europa (circa 30%). La serie è dedicata al tema della sospensione, condizione immanente del corpo e della mente che riflette la realtà di questi giovani, sospesi tra appartenenza e esclusione. Inshallah, parola araba che significa “se Dio vorrà”, racchiude la fede e la speranza di un futuro incerto. Il progetto esplora le aspettative, i desideri e i sogni dei ragazzi del barrio Príncipe Alfonso, quartiere prevalentemente arabo e geograficamente isolato, situato sulla collina al confine con il Marocco. Questo luogo, simbolo di marginalità, ha una storia complessa segnata da violenze, narcotraffico e radicalizzazione. La periferia di Ceuta si presenta come uno spazio di confine non solo geografico, ma soprattutto sociale e identitario, dove i giovani vivono un senso di sospensione tra opposti: il controllo interno di una comunità che li osserva, e il desiderio esterno di fuga; tra la quotidianità fatta di doveri e la ricerca di libertà; tra il rischio di entrare in circuiti criminali e la speranza di riscatto attraverso lo studio e il lavoro. Il paesaggio urbano e naturale è parte integrante della narrazione: il mare aperto rappresenta un confine fluido e liberatorio, mentre la “Valla”, barriera artificiale tra Spagna e Marocco, incarna un confine rigido e oppressivo. Inshallah è dunque una riflessione sulle periferie come luoghi e sentimenti di confine labile, spazi in trasformazione dove si ridefiniscono identità e appartenenze. Attraverso uno sguardo empatico e intimo, il progetto invita a superare pregiudizi e discriminazioni, riconoscendo nelle periferie europee un terreno comune di speranza e possibilità.