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5 Aprile 2024

Sono affacciato su una scalinata che dal Duomo, dalla Collina della Terra, porta giù a Piazza Castello. Lo slargo è quasi totalmente riempito da un’ orribile plastica nera, circondata da una recinzione a vista. Sullo sfondo il Castello, o meglio, i suoi resti.

La vista mi riempie di rabbia e disperazione. Com’è possibile che la porta d’ingresso del teatro Gesualdo sia ridotta in queste condizioni? Lentamente, scendo per la scalinata che dal Victor Hugo porta giù in piazza. Voglio vedere più da vicino. Certo, da qui sono passato tante volte. Sempre in macchina e, lo confesso, distogliendo gli occhi da questo orribile spettacolo.  Piazza Castello è quasi totalmente circondata dalla  recinzione. Resta solo uno spazio strettissimo che deve garantire il passaggio delle automobili da una parte all’altra della piazza. Attorno un traffico impazzito romba in continuazione. Si sà le auto devono avere sempre lo spazio per passare. E’ la civiltà. Già le auto. Quel po’ di spazio che la recinzione lascia è strapieno di automobili, quasi accatastate una sull’altra. Non c’è più spazio per i poveri pedoni, la civiltà odierna non lo prevede. Al di là delle recinzioni è stesa una orribile plastica nera che, inesorabile, rimanda i raggi del sole fino ad accecarti. A me  sembra la plastica che si usa per raccogliere l’ immondizia. Invece no. Bisogna essere precisi : è una geomembrana  in HDPE che serve ad impedire l’infiltrazione delle acque meteoriche che potrebbero, dice la  Procura della Repubblica, inquinare la falda acquifera sottostante. Sotto scorre il torrente S.Francesco che di acqua credo non ne contenga poi molta, pieno com’ è  di centinaia di scarichi, abusivi la maggior parte.Per la verità la piazza non era fruibile né bella nemmeno negli anni precedenti, ridotta com’era ad un parcheggio e destinata,in pratica, all’attraversamento di chi da via Circumvallazione voleva andare in corso Umberto I. Eppure, qualcuno aveva immaginato un destino diverso per questo spiazzo. E non si trattava di uno qualunque. No. Era il progettista del Piano regolatore di Avellino : l’architetto Cagnardi. Nella visione del progettista del P.U.C (piano urbanistico comunale) la collina della Terra, col Seminario, il Victor Hugo, costituiva un tutto unico con piazza Castello, il Teatro  i resti del Castello,la Casina del Principe. Da qui l’idea di riunire tutti questi spazi, fino ad allora considerati sempre separatamente. Da qui nasce l’idea di pedonalizzare piazza Castello. “ La sistemazione dell’area compresa tra via Circumvallazione e corso Umberto, esclusa dal traffico veicolare…” così, testualmente,  scrive Cagnardi. Questo ci dice con certezza cosa intendesse fare di quest’area non già il solo progettista ma la città di Avellino. Dico la città perché il P.U.C. fu approvato da ben due consigli comunali e da due amministrazioni diverse. Una prima volta nel 2003, con la seconda giunta Di Nunno ed una seconda nel 2006, con l’amministrazione Galasso. Dunque, la norma (perché tale è il P.U.C.), prevede la pedonalizzazione della piazza. Dal 2006 ad oggi questa norma non è mai stata presa in considerazione dalle amministrazioni che si sono succedute. Hanno prevalso, sulla logica di piano, gli interessi di chi temeva di vedere i propri affari compromessi dalla pedonalizzazione. La piazza ha continuato ad essere luogo di parcheggio e di attraversamento veicolare. Abbandonata a se stessa e a coloro che nottetempo venivano qui a sversare i loro carichi inquinanti. Si arriva, così ai giorni nostri. O meglio al 2012, anno cruciale per la piazza. Da un’ analisi condotta su un campione di terreno prelevato proprio quì, risulta che l’area di Piazza Castello presenta un rischio sanitario- ambientale non accettabile per i parametri di piombo e arsenico.  Ignoti, attraverso operazioni di riporto per livellare la piazza, hanno sversato terra ed altro materiale  contenente di tutto. A quella data, come scriverà, successivamente, la Procura di Avellino sono gli stessi tecnici comunali a raccomandare un’adeguata impermeabilizzazione della piazza per evitare la contaminazione della falda acquifera sottostante. Un ingenuo potrebbe pensare che dopo, questa raccomandazione, siano state, immediatamente, effettuate le operazioni necessarie a mettere in sicurezza il sito, se non a bonificarlo. Magari. Invece no. A settembre 2012 viene sottoscritto un contratto d’appalto con la ditta Co.Ge.Pa per la riqualificazione di piazza Castello ed aree limitrofe che prevede solo una nuova pavimentazione, lasciando intatta la circolazione veicolare nei due sensi di marcia. A luglio,però, era già stata sequestrata dalla Procura tutta l’area, dissequestrata solo per consentire l’attuazione degli interventi di messa in sicurezza. Naturalmente non succede nulla. Nel 2013 viene eletto sindaco Foti e, ancora una volta, non succede nulla. La bonifica non viene effettuata e la Co.Ge.Pa non lavora. Il 27 dicembre dello scorso anno, ancora una volta, la Procura sequestra tutta l’area. Dopo aver constatato che l’area era stata lasciata, da oltre due anni in uno stato di totale abbandono ed incuria, ipotizza che siano stati indebitamente rifiutati atti d’ufficio vale a dire la famosa messa in sicurezza.

E, ancora una volta, non succede nulla. Si deve arrivare al 27 luglio di quest’anno. In questa data il sindaco emette una ordinanza per l’ effettuazione dei lavori urgenti per la messa in sicurezza. L’ordinanza, per come è stata scritta, merita un approfondimento. Foti scrive, infatti, che “ nonostante la sua  nota, la messa in sicurezza non è stata realizzata e che sono state, quindi, disattese le direttive impartite da questa Amministrazione” . Cioè Foti afferma che le sue disposizioni non vengono eseguite dagli Uffici del Comune. Non basta. “Visto che, inspiegabilmente, non si è provveduto…” ordina di procedere ad horas all’effettuazione dei lavori, demandando al dirigente del settore Ambiente che è il dott. Feola l’affidamento dei lavori. Inoltre demanda al Segretario Generale che è sempre il dott. Feola “ l’adozione di indagine conoscitiva al fine di individuare responsabilità gestionali per la mancata realizzazione delle opere”. Sarebbe troppo chiedere al sindaco di questa città se l’indagine conoscitiva si è conclusa e quali ne sono stati gli esiti? Forse gli elettori e i cittadini di Avellino sarebbero interessati alle risposte del sindaco Foti in merito. Chi è, sicuramente, interessato è il dottor Luca Cipriano, presidente del Teatro Gesualdo che “ registra che in tre anni si è mosso poco o niente, la soluzione dei problemi di questa piazza non sembra rientrare tra gli obiettivi prioritari di questa amministrazione”. Cipriano, sommessamente, auspica “ che si faccia qualcosa e che lo si faccia bene”. Intanto, dopo la tanto sospirata messa in sicurezza, tutto è, di nuovo,  fermo. L’ Ufficio Finanze del Comune non aveva nemmeno inserito nel bilancio previsionale  la voce per la riqualificazione ambientale  della superficie del cantiere. L’intera area, probabilmente non sarà messa in totale sicurezza prima della prossima primavera. I soldi per questa operazione, dice l’assessore Costantino Preziosi ci sono. I lavori dice sempre l’assessore dureranno sei mesi e poi ci vorranno altri sei mesi per la riqualificazione in superficie e sarà, più che una piazza una sorta di spianata con basoli e sanpietrini e poi alberi , fiori, panchine e anche il castello sarà più bello fruibile e visitabile. Allo stato, tuttavia l’area dovrebbe essere ancora sotto sequestro da parte della Procura della Repubblica. Quello che è certo è che nessun altro intervento è visibile nell’area. L’impressione che si ricava è che non ci siano idee  chiare su come affrontare la fase successiva all’ emergenza. Intanto la Co.Ge.Pa. non lavora. Né qui né in alto nell’area dell’ex Seminario. Non è difficile immaginare che, quando si saranno chiarite le questioni e si saprà se e come riprendere i lavori si aprirà un contenzioso con la ditta appaltatrice che chiederà, non è difficile ipotizzarlo, un risarcimento milionario. L’unica cosa che appare certa è che piazza Castello non sarà mai pedonalizzata.

Ettore de Socio
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