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5 Aprile 2024

Benvenuti nel regno degli ultimi degli ultimi. Benvenuti qui,nel regno degli invisibili. Il qui è nella frazione Valle Ponticelli di Avellino.Dove la città finisce, ma la campagna ancora non comincia. E’ l’ultima periferia di Avellino, la più riservata,la più nascosta. Dietro le ultime case di questo antico quartiere di Avellino, da sempre vissuto dai suoi abitanti come un paesino, nascosti alla vista dei più, ci sono i prefabbricati pesanti. Non sono i soli si capisce. In città,a trentacinque anni dal terremoto sono ancora tantissimi questi tozzi edifici nati per ospitare “provvisoriamente” i terremotati. Dovevano durare per non più di dieci anni,si disse all’epoca. Solo per avere il tempo di fare una buona ricostruzione, senza fare scelte affrettate. Dopo trentacinque anni sono ancora in piedi. “ Lo sbaglio è stato fatto allora,dice Carlo Mele, presidente della Caritas Diocesana che gestisce la mensa e il dormitorio don Tonino Bello a pochi passi da Valle, bisognava puntare subito alla ricostruzione delle case, affrontando, con soluzioni d’ emergenza, il tempo che occorreva per una vera ricostruzione. Invece… si è scelta un’altra strada e i risultati sono sotto gli occhi di tutti”.

Anche le “ case” di Valle son ancora in piedi. Se così si può dire.

Proprio in questi edifici che sembrano sul punto di crollare,separati dal resto della città da un invisibile, ma ben presidiato muro, abitano i più disgraziati di tutti. Le mura perimetrali scrostate,coi ferri del cemento bene in vista. L’illuminazione degli androni scomparsa da anni, la ruggine che cammina ovunque, l’erba alta che cresce indisturbata. Questa è la prima immagine che scorgo mentre entro tra queste case. Ma c’è dell’altro e di peggio.  Disseminati in quelli che una volta erano spazi verdi, ogni parallelepipedo ha la sua discarica, naturalmente abusiva, naturalmente mai sgombrata. In mezzo alla strada fà bella mostra di sé l’avanzo di quello che una volta era un divano e poco lontano sono parcheggiati degli pneumatici, senza l’automobile.

Cammino e mi domando se ci sia mai stata una raccolta straordinaria di questi rifiuti o un taglio dell’erba che oggi assomiglia  ad una jungla salgariana. Capisco, man mano che vago per queste tre stradine che girano dentro ed attorno agli isolati che sono entrato in un altro paese,in un altro luogo. Un luogo che ha leggi e regole sue, note solo a chi ci abita. Me lo suggeriscono i tanti citofoni divelti. Forse per incuria, forse per non far sapere che abita questi tuguri. Me lo suggeriscono gli avvisi di distacco dell’ENEL. Qui,in questa città che presume di essere civile, c’è gente che va a letto alla luce delle candele, che ha dimenticato cosa significhi la parola scaldabagno, ma ha imparato in fretta la parola: arrangiarsi. Non mancano, d’altra parte, macchine di grossa cilindrata che suggeriscono l’esistenza di strani traffici. Eppure anche in questa “ finis terrae” della città, si scorgono tentativi di normalità. Mi fa sorridere un cartello, scritto a mano, che invita i proprietari di cani a far depositare altrove gli escrementi dei suddetti. Ho idea che la cacca di un cane si confonderebbe senza difficoltà in mezzo all’erba. Ogni tanto si scorgono finestre orlate da tende, in un evidente tentativo di ritrovare dignità e identità di sé. E’ il segno di una evidente contraddizione anche tra i più disgraziati. Ma c’è di peggio. “ Se l’amministrazione comunale incassa dai fitti degli edifici di sua proprietà – tra i quali , appunto, questi prefabbricati- cinquecentomila euro, anziché il milione e cento che dovrebbe incassare si crea un grave problema”, dice il neo assessore alle Politiche Sociali Marco Cillo. “Il cinque per cento di questi soldi, per legge, è destinato alla manutenzione. Meno soldi significa,inevitabilmente, meno manutenzione”. “ E’ chiaro,  prosegue Cillo che c’è chi non paga perché deve scegliere tra mangiare e pagare il fitto e  chi da anni non paga perché non vuole pagare”. Il Comune il problema l’ha risolto nella maniera più semplice. Non fà manutenzione. Dovrebbe esistere un altro sistema. Per ora, ogni volta che piove, l’acqua entra nelle case attraverso le pluviali . Per ora, attorno alle assegnazioni dei prefabbricati si sono costruite molte fortune elettorali e forse, dice la Procura di Avellino, episodi di corruzione. “ Se ci sono stati fenomeni di corruzione, tutti da provare, aggiunge l’assessore Cillo, occorre andare fino in fondo, senza pietà, perché non c’ è indegnità peggiore che approfittarsi dei più deboli.”  Parole sacrosante. Ma Cillo è assessore da due mesi e si sta ancora orientando nei meandri della burocrazia comunale, dopo la sua nomina e dopo il terzo cambio di giunta in appena due anni, voluto dal sindaco Foti che, difficilmente riuscirà, continuando così, ad avere una squadra affiatata che servirebbe molto per provare ad affrontare i tanti problemi della città. Usciamo da questo inferno metropolitano, Non dissimile dai tanti che si vedono in tutte le città d’ Italia ma che i cittadini avellinesi preferiscono ignorare, come altro da sé.

Vado  ai prefabbricati di Via Morelli e Silvati. Ma prima, una tappa è d’obbligo nella villa voluta da quel sognatore che fu il sindaco Antonio Di Nunno, inventore di quella” città giardino” presto dimenticata. Dimenticato è anche il giardino intitolato a Palatucci. Scordato ma non da tutti. Sicuramente  non dai vandali che,periodicamente, vengono qui a sfregiare quel poco che, negli anni, è rimasto di questa fresca oasi. Dimenticato dagli altri. Tutti gli altri. Chi sa che nel giardino esiste un campetto polivalente circondato da una bella pista di pattinaggio dotata di illuminazione, in cui la battaglia tra il cemento ed i rovi è finita con la definitiva vittoria dei rovi che l‘hanno completamente soffocata? Pochissimi, credo. Forse non ne sanno  nulla nemmeno le amministrazioni che si sono succedute. Del resto, non hanno,non dico aperta al pubblico la pista, ma non l’hanno mai neppure inaugurata.

Sulla collinetta, accanto al campus scolastico, ecco i prefabbricati di Via Morelli e Silvati. Qui si può  constatare che anche tra gli emarginati ci sono quelli di serie A e quelli di serie B. Niente di tanto diverso da quelli di Valle , beninteso, ma l’atmosfera che si respira è diversa. Qualche pianta alla finestra, qualche tenda in più, a testimoniare una diversa volontà di privacy. Certo, anche qui, le luci negli androni sono un lusso da tempo dimenticato. Anche qui, orribili  scritte, inneggianti a questo e quello o ispirate da amori perduti o desiderati abbondano. Ma sarà per la vicinanza ai tanti studenti che, ogni mattina frequentano l’attiguo campus, sarà per la vicinanza alla strada c’è un’ aria di maggiore cura di se stessi. Molto più probabilmente sarà per il fatto che,finalmente, sono in costruzione due edifici destinati a sostituire una parte di queste cosiddetta case. Quando finiranno, dopo i tanti stop ai lavori non è dato sapere. C’è solo da sperare che i prefabbricati vengano abbattuti. Non più usati per accontentare decine di disgraziati, per i quali anche il prefabbricato era un lusso e che barattavano il loro voto in cambio di un salto nella graduatoria. Negli anni è già accaduto. Potrebbe accadere di nuovo.

Accanto ai prefabbricati si erge la parrocchia della Trinità dei Poveri dove è situata la mensa e il dormitorio, unico faro di luce e di accoglienza in tutta la città.

“ Qui, dice Carlo Mele, lavorano giorno e  notte centinaia di volontari che forniscono a tutti quelli che bussano un pasto e, quando c’è il posto, un tetto dove dormire”. Al di là delle parole si coglie nel Direttore della Caritas il disappunto per il fatto che un po’ tutti, privati ed istituzioni, affidino a questo ente un ruolo di supplenza per quello che non sanno o non vogliono fare. Alla mensa,negli anni, si è colto un sostanziale mutamento. Ora sono numerosi i cittadini,anche del vicino rione di prefabbricati, che vanno alla mensa e sono diminuiti gli stranieri. E’ il segno che, negli ultimi anni, la crisi ha colpito duro. Ma questi sono problemi che non riguardano il centro città. Questa è la periferia,  qui è dove vivono gli invisibili.

Ettore de Socio
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