PRIMO CLASSIFICATO
Le nuvole che osservano i ragazzi fotografati da Elena Prola sono come quelle della canzone di Fabrizio De André: “Vengono. Vanno. Ritornano e magari si fermano tanti giorni che non vedi più il sole e le stelle e ti sembra di non conoscere più il posto dove stai”. Nello spazio del Carroponte, tra l’acciaio e il cemento che rimanda ai tempi della Sesto San Giovanni industriale, già Stalingrado d’Italia e ora Manchester postmoderna, paiono aspettare qualcuno o qualcosa: accovacciati sui gradoni freddi o appoggiati alle strutture di un palco che accoglierà il concerto della notte, con lo sguardo fisso verso il nulla o sdraiati sull’erba componendo una geometria degli affetti, mostrano tutta la loro fragilità e così si consegnano al cambiamento. Il luogo che abitano ha già subìto il trauma di una mutazione e ora tocca a loro elaborare la trasformazione identitaria varcando la linea d’ombra dell’adolescenza: è la frontiera che dovranno attraversare, la periferia della vita in cui incamminarsi, la strada di un destino intanto segnata in cielo.
Il lavoro di Elena Prola esplora la periferia come spazio mentale. La ricca complessità dell’intreccio tra linee narrative e formali, la densità dei rimandi metaforici tra temi e linguaggi, la capacità di dare allo sguardo tensioni complementari toccando gli ambiti della meditazione poetica, dell’indagine oggettiva e della trouvaille surreale: tutto ciò conferisce efficacia e coerenza al suo progetto che nel giudizio della giuria merita il primo premio nel concorso “Periferie” 2025 – premio Ettore de Socio per la fotografia d’Autore.