VINCITORI EDIZIONE 2025

Elena Prola

PRIMO CLASSIFICATO

Le nuvole che osservano i ragazzi fotografati da Elena Prola sono come quelle della canzone di Fabrizio De André:  “Vengono. Vanno. Ritornano e magari si fermano tanti giorni che non vedi più il sole e le stelle e ti sembra di non conoscere più il posto dove stai”. Nello spazio del Carroponte, tra l’acciaio e il cemento che rimanda ai tempi della Sesto San Giovanni industriale, già Stalingrado d’Italia e ora Manchester postmoderna, paiono aspettare qualcuno o qualcosa: accovacciati sui gradoni freddi o appoggiati alle strutture di un palco che accoglierà il concerto della notte, con lo sguardo fisso verso il nulla o sdraiati sull’erba componendo una geometria degli affetti, mostrano tutta la loro fragilità e così si consegnano al cambiamento. Il luogo che abitano ha già subìto il trauma di una mutazione e ora tocca a loro elaborare la trasformazione identitaria varcando la linea d’ombra dell’adolescenza: è la frontiera che dovranno attraversare, la periferia della vita in cui incamminarsi, la strada di un destino intanto segnata in cielo.

Il lavoro di Elena Prola esplora la periferia come spazio mentale. La ricca complessità dell’intreccio tra linee narrative e formali, la densità dei rimandi metaforici tra temi e linguaggi, la capacità di dare allo sguardo tensioni complementari toccando gli ambiti della meditazione poetica, dell’indagine oggettiva e della trouvaille surreale: tutto ciò conferisce efficacia e coerenza al suo progetto che nel giudizio della giuria merita il primo premio nel concorso “Periferie” 2025 – premio Ettore de Socio per la fotografia d’Autore.

Nicolas Brunetti

SECONDO CLASSIFICATO

Un bambino è pronto a far volare il suo aereo di carta. In mare qualche pezzo di pane richiama il volo dei gabbiani. L’arco della porta del barrio è murata. I ragazzi sugli scogli giocano a fare i pescatori. Un passaporto abbandonato sulla roccia indica un lontano arrivo e una partenza trattenuta. A Ceuta si vive così e le immagini che consegna Nicolas Brunetti, colte nel quartiere intestato al Principe Alfonso, scandiscono la trama di un racconto dal confine dove i protagonisti hanno introiettato la dimensione ambigua della frontiera: né dentro né fuori, ma sospesi nel territorio mediano che prima può offrire accoglienza e poi diventare una gabbia. Comunque esclude, separa, segna una diversità che neanche le Barbie in fila nella cameretta può sanare. Non basterà a farsi accettare dall’altra parte. L’identità del mondo di mezzo rimarrà impressa nella carne.

Quella di Brunetti è una elegante introspezione in uno dei temi più vivi della contemporaneità: la controversa integrazione tra mondi e fedi diverse. Riesce a svolgerla attraverso un caso di studio sulla soglia geografica di passaggio dall’una all’altra, con la duttilità e il ritmo della migliore fotografia contemporanea. La giuria assegna il secondo posto nel concorso “Periferie” 2025 – premio Ettore de Socio per la fotografia d’Autore.

Angelica Paciocco

TERZO CLASSIFICATO

Il termine “Utomia”, almeno nella definizione che se ne trae dalle pagina di Neil Mullins e Caitlin Scholl, indica un mondo interno al mondo, una sorta di città mistica protetta da uno scudo d’acqua contro le forze oscure. Angelica Paciocco lo utilizza nella crasi tra utopia e autonomia, per costruire un punto di equilibrio tra il reportage fotografico in quel che resta di un paese abbandonato dell’entroterra lucano e la visionarietà che recupera il sogno socialista alimentato nell’Ottocento dal conte Rendina a Campomaggiore. Qui lui immaginava di impiantare la comunità ideale di Utomia, utopica e autonoma cioè. Oggi Angelica Paciocco fa rivivere quell’ambizione coniugando il presente e la memoria, i ruderi di una cartografia perduta e le scene di una vita sgranata. La periferia che così descrive costituisce un margine fisico e insieme una soglia esistenziale: è il referto di un fallimento ma anche l’occasione di un ripensamento sulle modalità in cui si declina l’esistenza.

“Utomia” è il frutto di un efficace incrocio tra ricerca storica e immaginazione. Il ritorno sulle tracce di un piccolo paese perduto è animato dalla consistenza e dall’essenzialità di un’esecuzione che, pur lasciando ben in vista la tecnica, non si riduce mai alla sua esibizione. Ad Angelica Paciocco la giuria assegna il terzo posto nel concorso “Periferie” 2025 – premio Ettore de Socio per la fotografia d’Autore.

Emanuele Gaudioso

MENZIONE SPECIALE

Bucaletto, il quartiere sorto alla periferia di Potenza per accogliere i senzatetto del terremoto del 23 novembre 1980, è diventato il tragico paradigma dell’emergenza che si rassoda nell’ordinarietà. Emanuele Gaudioso lo scompone nei brani della vita quotidiana, entra nelle abitazioni e ne coglie i particolari più inquietanti – come il mitra appeso alla parete – , raffigura il gesto – di rabbia civile più che di ardore agonistico – di un ragazzo che schiaccia nel canestro di un accidentato playground, cattura il ghigno di un cane da guardia a chissà che cosa: sfugge al canone della cronaca giornalistica per intercettare attraverso la fotografia lo slabbrato senso di un luogo che non c’è, che non esiste, che si tiene sullo statuto della precarietà. Il suo “My-My” presenta la periferia di un centro vago e lontano, la frontiera di un mondo che ha provato ad affacciarsi sulla modernità per poi ritrarsi nel nulla, sospeso tra il passato ridotto in macerie e il futuro ancora da conquistare.

L’attualità del linguaggio fotografico e la dura poesia scavata con forza dai soggetti marginali disegna un saliscendi di temperature emotive. A “My-My” va la Menzione speciale nel concorso “Periferie” 2025 – premio Ettore de Socio per la fotografia d’Autore.